DIEGO RIVERA DETROIT INDUSTRY MURALES 1932-33
Diego Rivera realizzò questo murale tra il 1932 e il 1933 nel cortile del Detroit Institute of Art.
L’artista passò tre mesi a progettare i 27 pannelli che dovevano rappresentare lo sviluppo industriale di Detroit; fece centinaia di schizzi, accompagnato da un fotografo che immortalava le inquadrature migliori.
Lui stesso racconta nella sua biografia: «Ho camminato per miglia all’interno degli immensi stabilimenti di Ford, Chrysler, Edison, Michigan Alkali e Parke-Davis.
Ero pieno di entusiasmo. Tutta la mia giovinezza per i giochi meccanici si era tramutata in un diletto per i macchinari e per il loro significato per l’umanità – la sua autorganizzazione e liberazione dalla fatica e dalla povertà. Questa è la ragione per cui ho posto l’eroe collettivo, uomo e macchina, più in alto che gli eroi delle arti, e delle leggende tradizionali. Sento che nella società del futuro così come oggi, uomo e macchina saranno tanto importanti quanto l’aria, l’acqua e la luce del sole.»
Per la realizzazione ci vollero otto mesi di estenuante lavoro: di notte gli operai preparavano i muri, all’alba gli aiutanti di Rivera tracciavano con lo stencil i contorni delle figure e durante il giorno l’artista realizzava il disegno definitivo.
Proprio come nelle catene di montaggio il lavoro non si fermava mai.
Nel suo affresco il significato della catena di montaggio va oltre l’aspetto tecnologico dei mezzi dell’epoca, ma rappresenta un sistema di relazioni, l’energia del concatenamento tra persone, macchine e mezzi che permette la valorizzazione collettiva della forza lavoro.
Ad oggi i suoi murales, possono essere considerati come precursori dell’arte pubblica, in particolare della street art, per i contenuti anticonformisti e provocatori.
L’artista passò tre mesi a progettare i 27 pannelli che dovevano rappresentare lo sviluppo industriale di Detroit; fece centinaia di schizzi, accompagnato da un fotografo che immortalava le inquadrature migliori.
Lui stesso racconta nella sua biografia: «Ho camminato per miglia all’interno degli immensi stabilimenti di Ford, Chrysler, Edison, Michigan Alkali e Parke-Davis.
Ero pieno di entusiasmo. Tutta la mia giovinezza per i giochi meccanici si era tramutata in un diletto per i macchinari e per il loro significato per l’umanità – la sua autorganizzazione e liberazione dalla fatica e dalla povertà. Questa è la ragione per cui ho posto l’eroe collettivo, uomo e macchina, più in alto che gli eroi delle arti, e delle leggende tradizionali. Sento che nella società del futuro così come oggi, uomo e macchina saranno tanto importanti quanto l’aria, l’acqua e la luce del sole.»
Per la realizzazione ci vollero otto mesi di estenuante lavoro: di notte gli operai preparavano i muri, all’alba gli aiutanti di Rivera tracciavano con lo stencil i contorni delle figure e durante il giorno l’artista realizzava il disegno definitivo.
Proprio come nelle catene di montaggio il lavoro non si fermava mai.
Nel suo affresco il significato della catena di montaggio va oltre l’aspetto tecnologico dei mezzi dell’epoca, ma rappresenta un sistema di relazioni, l’energia del concatenamento tra persone, macchine e mezzi che permette la valorizzazione collettiva della forza lavoro.
Ad oggi i suoi murales, possono essere considerati come precursori dell’arte pubblica, in particolare della street art, per i contenuti anticonformisti e provocatori.
Nell’immagine “Detroit Industry Murales”, dettaglio della parete nord, Diego Rivera 1932-33.
Questa e altre curiosità nell’album Arte&Scienza.
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