Una delle grandi idee degli antichi Egizi fu quella di utilizzare una pianta, una specie di canna che cresceva abbondante sulle rive del Nilo e di trasformarla in papiro per scrivere; per ottenere invece l’inchiostro utilizzavano una miscela di olio bruciato delle lampade insieme a acqua e resina.
Gli antichi Egizi usavano i geroglifici, dei segni figurativi per descrivere in modo preciso il mondo che li circondava.
Questi segni erano considerati sacri e avevano il potere di rendere presente quello che rappresentavano. Per questo motivo cancellare il nome di qualcuno era un modo per cancellarne anche l’esistenza!

Solo i sekhau sapevano scrivere: a loro spettava il compito di occuparsi della scrittura e di insegnarla. Un sekhau poteva essere un medico, un architetto, un funzionario e poteva tramandare questo sapere solo a chi avrebbe poi avuto una professione che ne richiedesse in qualche modo l’utilizzo.
I geroglifici sono rimasti misteriosi per moltissimi anni. Solo nel 1799 il ritrovamento della stele di Rosetta ne ha permesso la codifica: una lastra in granodiorite ha rivelato un’iscrizione con tre grafie: geroglifico, demotico e greco. A partire dal greco, lingua conosciuta, si è potuto così comprendere il significato di questi misteriosi segni sacri.
Nell’immagine: Papiro di Hunefer 1275 a.C.
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