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Stephen Hawking

Nato a trecento anni esatti dalla morte di Galileo Galilei a Oxford, Stephen Hawking è stato un grande astrofisico britannico; professore di matematica e fisica, ha occupato la cattedra di Cambridge che fu di Isaac Newton.
Celebre per la sua teoria sui buchi neri, ha indagato anche le origini dell’universo confermando l’esistenza di regioni dove la materia ha una densità infinita, in cui i concetti di Spazio e di Tempo perdono significato.
Genio indiscusso della cosmologia, da piccolo non era granché a scuola, i suoi voti erano bassi e si distingueva solo per il fatto che amasse gli orologi, le radio e tutti gli oggetti con un meccanismo da scoprire.

All’età di 21 anni scopre di avere una grave forma di sclerosi, la cui aspettativa di vita è di pochi anni.

Costretto alla quasi immobilità ha continuato a fare ricerca e a divulgare la scienza per tutti, fino all’età di 76 anni.

Muore nel giorno della nascita di Einstein e come tributo la sua voce viene trasmessa attraverso l’antenna Cerebros dell’Agenzia spaziale europea nello spazio fino a raggiungere il buco nero noto più vicino alla Terra, chiamato 1° 0620-00 , a circa 3500 anni luce da noi.

Il messaggio, una volta arrivato a destinazione, resterà racchiuso nel buco nero per miliardi di anni, per poi evaporare emettendo la radiazione di Hawking, da lui scoperta.

Ecco il suo messaggio:
“Sono molto consapevole della preziosità del tempo. Cogli l’attimo. Agisci ora.
Ho trascorso la mia vita viaggiando attraverso l’universo nella mia mente.
Attraverso la fisica teorica ho cercato di rispondere ad alcune delle grandi domande, ma ci sono altre sfide, altre grandi domande a cui bisogna rispondere, e anche queste avranno bisogno di una nuova generazione interessata, impegnata e con una comprensione della scienza.

Come potremo nutrire una popolazione in continua crescita, fornire acqua pulita, generare energia rinnovabile, prevenire e curare le malattie e rallentare il cambiamento climatico globale?

Spero che la scienza e la tecnologia forniscano le risposte a queste domande, ma ci vorranno persone, esseri umani con conoscenza e comprensione per implementare la soluzione.

Una delle grandi rivelazioni dell’era spaziale è stata la prospettiva che ha dato all’umanità su noi stessi. Quando vediamo la Terra dallo spazio, vediamo noi stessi come un insieme; vediamo l’unità e non le divisioni.
È un’immagine così semplice, con un messaggio convincente: un solo pianeta, una sola razza umana.

Siamo qui insieme e dobbiamo vivere insieme con tolleranza e rispetto. Dobbiamo diventare cittadini globali.

Con il mio lavoro ho avuto l’enorme privilegio di poter contribuire alla comprensione dell’universo ma sarebbe davvero un universo vuoto, se non fosse per le persone che amo e che mi amano. Siamo tutti viaggiatori nel tempo che viaggiano insieme verso il futuro. Ma lavoriamo insieme per rendere quel futuro un luogo che vogliamo visitare.

Siate coraggiosi, determinati, superate le probabilità.

Si può fare.”

Questa e altre curiosità nell’album Arte&Scienza.
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