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La Madonna di Vladimir è una delle icone più famose del mondo ed è oggetto di una venerazione senza pari in Russia.
A quest’opera sono stati attribuiti diversi miracoli, tra cui aver contribuito alla vittoria di due importanti battaglie.
Ecco svelati alcuni segreti di questa famosissima icona!
TRA STORIA E LEGGENDA
Malgrado sia stata realizzata nel XII secolo a Costantinopoli, una leggenda attribuisce la creazione di questa icona a Luca Evangelista in persona.
Arrivò in Russia dopo essere stata regalata dal Patriarca di Costantinopoli a un principe che abitava vicino a Rostov, probabilmente in un tentativo di convertire al Cristianesimo i popoli slavi.
IN SOCCORSO DI MOSCA
Dalla città di Vladimir da cui prende il nome, questa famosa icona venne trasferita a Mosca nel 1395, durante l’invasione di Tamerlano.
Si narra che Basilio I pianse una notte intera di fronte all’icona e che il giorno stesso Tamerlano si ritirò. Da questo episodio la città di Mosca volle l’icona per sé, rifiutando il ritorno alla città di Vladimir.
STALIN E LA MADONNA DI VLADIMIR
Si racconta che anche l’ateo dittatore Stalin ricorse all’aiuto della Madonna di Vladimir durante la Seconda Guerra Mondiale, nella battaglia di Mosca.
Si narra che Stalin fece caricare l’icona su un aereo che sorvolò la città: benedetta dall’alto, Mosca non cadde e le truppe sovietiche riuscirono a respingere il nemico tedesco.
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C’era una volta un re che doveva decidere chi dei suoi tre figli avrebbe ereditato il regno. Siccome erano in età da matrimonio fece loro costruire una balestra e ordinò loro di scagliare una freccia; la fanciulla che avrebbero raggiunto con quella freccia sarebbe diventata la loro sposa.
E così fecero: al maggiore capitò una bella principessa, al secondo la figlia di un re potentissimo, mentre la freccia del figlio più giovane cadde in uno stagno, abitato da una rana. Il principe, che si chiamava Ivan, accettò, sebbene tristemente, il suo destino e sposò la rana.
A questo punto il re decise di mettere alla prova le tre mogli per verificare chi avesse migliori doti: la prima prova consisteva nel tessere una camicia.
Compito assai semplice per le mogli dei primi due fratelli, ma per la principessa rana? Tutto avrebbe fatto pensare a una vittoria certa delle due donne e invece il mattino della prova il principe Ivan trovò accanto al letto una camicia talmente ben fatta che vinse la prova.
Ma i fratelli sollevarono molti dubbi sul fatto che una rana potesse diventare la regina e così convinsero il padre a proseguire con le prove; la seconda consisteva nel preparare la più deliziosa delle pagnotte. I fratelli di Ivan questa volta si fecero furbi e mandarono una spia a vedere quale fosse il segreto della rana e per copiare le sue mosse. La rana, che era rana ma non stupida, si accorse di tutto e preparò in modo grossolano una pagnotta, per poi buttarla nel fuoco, facendola bruciare. Quando la spia se ne andò, la rana pulì tutto e si adoperò per la pagnotta vera.
Il giorno seguente Ivan portò al padre una pagnotta squisita mentre i due fratelli, le cui mogli avevano seguito le istruzioni della spia, consegnarono pagnotte bruciate.
Il re non aveva più dubbi ma acconsentì nel dare loro un’ultima possibilità e organizzò un ballo al palazzo per vedere chi delle tre mogli avesse più grazia e talento nella danza.
La sera del ballo il principe Ivan era molto preoccupato ma la rana lo rassicurò e lui si recò per primo alla festa.
A un certo punto durante la serata ci fu un rumore pazzesco e tutti si spaventarono molto, ma il principe Ivan li tranquillizzò: “È solo la mia piccola rana che sta arrivando”. Ed era proprio così ma invece che entrare la rana, nella stanza entrò una bellissima principessa che si prodigò in danze meravigliose accompagnate dall’apparizione di foreste, ruscelli e uccellini. E certo non ci fu chance per le altre due mogli.
Quando il principe Ivan la vide così bella corse subito a bruciare la sua pelle di rana, ma quel gesto irruento gli costò caro: la principessa infatti sparì insieme alla sua pelle.
Passò molto tempo e il principe Ivan non riusciva a darsi pace così un giorno decise di mettersi in cammino e andare a cercare la sua principessa. Si dovette spingere nel più lontano dei regni per incontrare finalmente un vecchio che gli disse come fare per trovare la principessa, ossia lanciare una palla e seguirla fino alla casa di una strega.
Il principe Ivan senza indugio seguì la palla che lo portò alla casina che aveva detto il vecchio. Per voltarsi e farlo entrare la casina doveva essere implorata da lui con una formula precisa e Ivan eseguì.
La strega che l’abitava diede delle nuove istruzioni, sempre più complesse, alle quali Ivan si affidò senza più dubbi con la sola preoccupazione di fare in tempo a incontrare la sua bella prima che si sposasse con il suo nuovo pretendente.
E così arrivò alla seconda casina e fece con attenzione tutto quanto gli era stato detto.
Ed ecco che, dopo i vari rituali, magicamente apparve dinanzi a lui la sua amata che ancora serbava in cuore amore per lui. Si abbracciarono e saliti sul tappeto volante tornarono finalmente nel loro regno per vivere insieme felici e contenti.
In un certo reame, in un certo stato, viveva uno zar con i suoi tre figli, tre principi: Dimitrij, Vasilij e Ivan, il più giovane. Lo zar aveva un giardino con alberi pregiati, tra cui uno da cui nascevano mele d’oro. Da un po’ di tempo volava un uccello, con penne d’oro e occhi come cristalli d’oriente, che di notte portava via le sue amate mele. Così lo zar, afflitto, disse ai suoi tre figli che chi di loro avesse catturato l’Uccello di fuoco avrebbe avuto metà del suo regno finché fosse stato in vita, e alla sua morte lo avrebbe avuto tutto intero. Allora i principi decisero di sorvegliare l’albero durante la notte.
I più grandi tentarono per primi ma si addormentarono, mentre Ivan riuscì ad acchiapparlo per la coda. L’Uccello di fuoco però si liberò e volò via, lasciandogli in mano soltanto una penna. Da quel giorno l’Uccello di fuoco non tornò più nel giardino, ma lo zar chiese ai suoi figli di catturarlo ugualmente e di partite quindi alla sua ricerca.
I due fratelli maggiori, insieme, intrapresero subito il viaggio e anche Ivan, dopo aver ricevuto la benedizione del padre, scelse un cavallo e si mise in strada. Dopo un lungo tragitto Ivan si trovò davanti a un bivio, che riportava un’indicazione: chi avesse proseguito dritto per la strada avrebbe conosciuto fame e freddo; chi avesse scelto la strada a destra sarebbe vissuto, ma il suo cavallo sarebbe morto; e chiunque avesse preso la strada a sinistra sarebbe morto, ma il suo cavallo sarebbe sopravvissuto. Ivan andò sicuro a destra e dopo qualche giorno incontrò un lupo grigio che sbranò il suo cavallo. Camminò per un giorno intero e alla fine, stremato, venne raggiunto dall’enorme lupo grigio che gli disse di essere dispiaciuto per aver mangiato il suo cavallo, e che da quel momento lo avrebbe servito fedelmente portandolo in groppa alla ricerca dell’Uccello di fuoco. Così lo condusse nel giardino dove si trovava l’Uccello di fuoco e gli disse di portarlo fuori senza toccare la sua gabbia dorata. Il principe entrò, ma pensò che fosse un vero peccato non prendere la gabbia, e quando la toccò suonarono le campane e fu catturato.
Lo zar di quel regno gli disse che avrebbe potuto averla se solo lo avesse chiesto, ma che ormai era tardi e che poteva essere perdonato solo se avesse catturato per lui il Cavallo dalla criniera d’oro. Così il lupo lo condusse nel regno e nelle stalle dove si trovava il Cavallo, ma lo avvertì di non toccare la briglia d’oro. La sua bellezza però lo tentò, e anche lì suonò l’allarme e fu catturato.
Anche il secondo zar gli disse che se lo avesse chiesto gli avrebbe dato il Cavallo, ma ora se voleva essere liberato doveva rapire per lui la bella Elena. Così il Lupo portò Ivan nel castello della principessa, che fuggì insieme a lui. I due si innamorarono perdutamente e quando giunsero dal secondo zar, Ivan pianse disperato all’idea di perderla. Il Lupo grigio allora ebbe un’idea: trasformarsi con un incantesimo nella bella Elena e ingannare lo zar. Così Ivan riuscì a ottenere il Cavallo dalla criniera d’oro e ad allontanarsi con la sua amata. Una volta al sicuro, il Lupo riprese le sue sembianze e li raggiunse.
Arrivati dal primo zar, Ivan chiese al Lupo di ripetere l’incantesimo e trasformarsi nel Cavallo dalla criniera d’oro per poter recuperare l’Uccello di fuoco senza dover abbandonare la bestia. Il Lupo accettò, lo scambio fu fatto e Ivan riuscì a tornare nel suo regno con Elena, il Cavallo dalla criniera d’oro e l’Uccello di fuoco. Il Lupo disse che il suo servizio era compiuto e quando tornarono nel punto in cui aveva sbranato il cavallo di Ivan si separarono.
I due fratelli maggiori, nel frattempo, stavano rientrando al castello a mani vuote quando videro Ivan ed Elena addormentati sul prato, e decisero di uccidere Ivan, facendo a pezzi il suo corpo, appropriandosi dell’Uccello di fuoco, del Cavallo dalla criniera d’oro e rapendo la bella Elena.
Il Lupo grigio sentì un richiamo e tornò nel punto in cui aveva lasciato Ivan, che trovò morto. Catturò due corvi e disse alla loro madre che per riaverli avrebbe dovuto recuperare per lui l’acqua della vita e l’acqua della morte. Grazie a questa magia il Lupo riportò in vita Ivan e lo condusse al suo regno, dove uno dei fratelli stava per sposare la principessa contro il suo volere.
Appena Ivan entrò nelle sale la bella Elena lo abbracciò e raccontò allo zar tutto quello che era successo. Lo zar si infuriò terribilmente e mise in prigione i fratelli Dimitrij e Vasilij.Il principe Ivan sposò la bella principessa Elena e vissero d’amore e d’accordo, tanto che non potevano stare un solo minuto uno senza l’altra.
La fata Primavera non vuole porre fine all’inverno: agli uccelli confessa di non voler abbandonare Snegurocka, la figlia avuta dal vecchio Inverno. Iarilo, il sole, condanna per gelosia la bimba a morire se mai si innamorerà di un uomo. Inverno teme che il Sole infonda sentimenti d’amore nel cuore della figlia, tali da fondere il suo cuore fatto di ghiaccio. Per evitarlo, la nasconde nella casa di un contadino che abita all’entrata del villaggio dello zar Berendej.
Lasciata dunque la foresta dove viveva sola, Snegurocka si trasferisce nella nuova casa, ma non è felice e, per distrarla, Kupava, la sua migliore amica, la invita alle proprie nozze e le presenta Mizguir, il fidanzato. Questi si invaghisce subito di Snegurocka e abbandona Kupava, che si rivolge allo zar per averne protezione.
Berendej interroga la figlia dell’Inverno, che risponde di non amare nessuno,e, non sapendo come conciliare le due giovani donne, le invita alla festa di propiziazione della fine dell’inverno.
Durante la festa la fanciulla di neve resta immobile immersa nella sua tristezza glaciale; Kupava invece accetta l’amore di un pastore che desidera sposarla.
A sera Mizguir confessa il suo amore alla figlia di Primavera che ne resta colpita, tanto da tornare nei boschi a supplicare la madre di farle dono dei sentimenti d’amore. La fata Primavera appare portando una ghirlanda di fiori per la figlia: la giovane sente mutare dentro di sé qualcosa e va incontro a Mizguir.
Un sentimento nuovo, un’emozione mai provata prima, spinge la fanciulla ad accettare la proposta di matrimonio.
Sulle nozze che si stanno per celebrare, Mizguir invoca la benedizione dello zar, ma un raggio di sole, simbolo dell’amore, colpisce la fanciulla di neve che, sciogliendosi, scompare.
Il giovane sposo, disperato e affranto dal dolore si getta nel lago ma, dissoltasi la figlia del gelido Inverno, il sole ricomincia a splendere e torna così la primavera.
Ogni anno il ciclo si ripete: la mamma fata Primavera non vuole abbandonare l’amata figlia, ma alla fine la primavera fa ritorno, e a turno anche l’estate e l’autunno, ma questa è un’altra storia…